Arroccata sulle rive del fiume
Natisone, Cividale del Friuli ha sviluppato e mantenuto intatta
nei secoli un' impronta nobile e austera: degna di una capitale
dalla grande importanza strategica, segnata e arricchita dal passaggio
di popoli stranieri: Longobardi e Franchi. Partiamo dunque alla
scoperta della città iniziando dal cuore del su centro storico:
piazza
del Duomo.
Lo sguardo è subito catturato dall'imponenete
basilica
di Santa Assunta, la cui luminosa facciata in pietra biancareca
i chiari segni dei suoi momenti di edificazione.L'edificio è stato
infatti costruito dal XV al XVIII secolo, in stile gotico veneto.La
misurata grandiosità dell'interno offre non pochi spunti d'ammirazione:tra
gli altri la meravigliosa Pala d'argento di Pellegrino II, posta
sull'altare, in lamina d'argento sbalzata con doratura a fuoco,
che costituisce uno dei capolavori dell'orificeria medioevale italiana.
Sulla
navata sinistra si trova un grande crocefisso ligneo del '200 mentre,
spostandosi su quella di destra, si accede al
Museo Cristiano
(ingresso gratuito 9.30-12 e 15-18), che conserva alcuni preziosi
capolavori della scultura longobarda. Degno di nota è il
battistero
di Callisto, un' edicola ottagonale, ornata da bellissime decorazioni
scolpite, risalente alla metà dell' VIII secolo e soprattutto, l'ara
di Ratchis, dedicata all'omonimo re dei Longobardi, nonchè duca
di Cividale: si tratta di un parallelepipedo in pierta del Carso
riccamente decorato, ritenuto una delle più importanti manifestazioni
artistiche dell'alto Medioevo.
Ritorniamo all'aperto, in piazza del Duomo e soffermiamoci
davanti a
palazzo Nordis, costruito nel tardo '400, oppure
all'imponente
palazzo dei Provveditori Veneti, che chiude
come un fondale scenografico il lato est della piazza.Eretto nel
1565, con tutta probabilità su progetto del Palladio, ospita oggi
il
MUSEO ARCHEOLOGICO Nazionale.Imboccando corso Mazzini,
la principale via cittadina, ci si immergerà sempre di più nell'anima
antica di Cividale.Fino a piazza Paolo Diacono, quotidianamente
animata dal pittoresco mercato delle erbivendole.Circondata da edifici
antichi e interessanti, con tracce di affreschi e finestre sottolineate
da cornici in cotto, è dedicata al più famoso storico longobardo,
la casa del quale, ricordata da una lapide, sorgeva proprio in questa
piazza.
Lasciando la piazza e perdendosi un pò tra le vie, passando
accanto alle possenti mura di fortificazione che racchiudono le
maestose porte della città, si incontrano chiese che dietro l'autera
facciata in pietra, spesso nascondono tesori inaspettati: come una
splendida pala di Palma il Giovane in San Pietro ai Volti o il soffitto
interamente affrescato della chiesa di San Silvestro e San Valentino.Per
non parlare della purezza delle linee di San Francesco, ubicata
nella piazza omonima accanto a palazzo Pontotti-Brosadola, il cui
esterno non lascia presagire la bellezza dell'interno. Edificato
nel pieno '700, tra lo scalone in marmo e lo splendido salone da
ballo conserva il miglior ciclo di affreschi di Cividale che regala
un colpo d'occhio d'inseme unico e sontuoso.
Ritornando sui propri passi, alle spalle del Duomo, l'aria
che si respira sa di antiche eco longobarde, qui più che mai.Poco
lontano, dietro la chiesa San Giovanni Battista, ci si trova in
piazza San Biagio, sulla quale, oltre alla piccola Chiesa di San
Biagio, si apre il passaggio pensile che, tra l'incanto del verde
sulle mura, porta al famosissimo Tempietto Longobardo, l'espressione
più alta dell'alto Medioevo occidentale.Davanti all'edificio dell'
VIII secolo, il bellissimo panorama sul Natisone che scorre tra
le pareti profonde e scoscese. Via Monastero Maggiore, dal caratteristico
acciotolato irregolare, conduce direttamente all'Ipogeo Celtico,
curioso e interessante complesso di grotte artificiali, scavate
a diversi piani e raggiungibili con ripide ma suggestive scalinate.
Si trova all'interno del Duomo, in un vano rettangolare ricavato
nel 1946 tra il cortile e la parete della navata destra, ed accoglie
alcune tra le testimonianze più rappresentative della scultura alto
medioevale, soprattutto di epoca longobarda. L'Altare in pietra,
detto di Ratchis è il monumento più importante di questa scultura.
Nella lastra frontale è raffigurato Cristo in trono affiancato da
due cherubini, entro una mandorla sorretta da quattro angeli; le
due lastre laterali contengono la Visitazione con la Vergine e S.
Elisabetta nell'atto di abbracciarsi e l'Adorazione dei Magi con
la Vergine sul trono che trattiene sulle ginocchia il Figlio; nella
lastra posteriore, decorata da croci e ornati geometrici, si apre
una finestrella corrispondente all'apertura del reliquiario. Sulla
parete superiore della fronte e delle altre tre lastre che formano
l'Altare, corre giro in giro un'iscrizione dedicatoria, un tempo
colorata in minio: essa ci assicura che la datazione dell'opera
va sicuramente posta tra gli anni 737 e 744, nel periodo cioè che
intercorre tra l'elezione di Ratchis a duca del Friuli, prima, e
a re del Regno Longobardo, poi. La centralità e la relativa staticità
delle figure, l'armonia e l'equilibrio con i quali nonostante l'affollamento
esse sono disposte nello schema compositivo, si legano a moduli
bizantini e ravennati, mentre assonanze geometriche dell'Oriente
ulteriore si riflettono specie sugli accessori vegetali e floreali
di riempimento.
Dalla piazza del Duomo, con una breve passeggiata attraverso
una delle parti più suggestive di Cividale, si giunge al Tempietto
Longobardo, monumento di grande prestigio in virtù dell'eccezionalità
delle opere d'arte in esso custodite, tanto che per molti il nome
stesso della città idealmente si identifica con quello del Tempietto
Longobardo.
Eppure ancora fitto è il mistero che circonda il piccolo edificio.
Ne sono ignote sia l'originaria destinazione, che la struttura primitiva
e le maestranze che vi operarono. Il nome stesso di "Tempietto Longobardo"
è improprio, giacché tempietto non è e l'appellativo "longobardo"
va riferito all'epoca della sua costruzione, non già all'appartenenza
dei suoi artefici a quel mondo artistico. Improprio, d'altra parte,
è anche il titolo di "oratorio di Santa Maria in Valle", acquisito
allorché l'edificio divenne il fulcro del convento benedettino di
Santa Maria in Valle. Cosa certa è, invece, che costruzione e decorazione
in stucco e a fresco furono eseguite poco dopo la metà dell'VIII
secolo, verso il 760. Nei primi anni del XVIII secolo il Tempietto
cessò dalla sua funzione di cappella viva del monastero e fu quindi
adibito a sala capitolare del convento stesso; alla fine dell'Ottocento
le monache donarono il Tempietto alla comunità di Cividale (1893)
ed in tale occasione fecero costruire il passaggio pensile, sul
greto del Natisone, che tuttora porta dalla piazzetta di S. Biagio
all'ingresso dell'edificio, in modo che i visitatori per accedervi
non fossero obbligati a passare attraverso gli ambienti di clausura.
Il Castello Canussio
Il palazzo o castello Canussio sorge in via Nicolò Canussio,
lungo la linea segnata dalla seconda cinta delle mura urbane di
epoca Romana e tardoantica. Sul luogo esisteva il palazzo dei nobili
Canussio ( il cui impianto sembra risalire al tardo medioevo), signori
che nell' ottocento cedono la proprietà ai baroni Austriaci Creigher.
Questi trasforma ed amplia l' edificio secondo un particolare gusto
eclettico neogotico. Il complesso , molto articolato, è caratterizzato
dalla stratificazione di elementi risalenti alle diverse epoche
storiche e dalla serie di torrette merlate di diversa altezza. Il
castello, in occasione dei recenti restauri, è stato oggetto di
ricerche archeologiche che hanno rivelato l'esistenza di interessanti
strutture Romane, tardoantiche e medioevali.